L'arte zen del Sol Levante

Gru Giappone Origami

L’arte giapponese più moderna condivide alcune particolarità e caratteristiche delle arti occidentali, grazie alle infinite possibilità di entrare in contatto con culture diverse che il mondo contemporaneo offre.

L’arte tradizionale invece è totalmente diversa da quella a cui siamo abituati, in primis perché tutta permeata dei principi della filosofia zen. Questo significa che le varie arti si basano sul concetto della “via”, ovvero un percorso, un cammino di elevazione spirituale che porta all’illuminazione interiore. A questo nobile scopo concorrono tutte le forme d’arte, come la pittura, la calligrafia o il teatro, ma anche tipologie artistiche prettamente nipponiche come gli origami, la cerimonia del the, l’ikebana (l’arte della disposizione dei fiori recisi), le arti marziali, l’abbigliamento tradizionale o la stessa figura della Geisha.

L'arte zen del Sol Levante

Prendiamo l’origami. Di tutto si tratta meno che di foglietti piegati. Gli origami giapponesi sono strettamente legati alla religione shintoista, e non a caso la parola carta e la parola dei si pronunciano entrambe kami, a dimostrazione della valenza sacrale della carta stessa. Essa, con la sua complessità e fragilità, rappresenta il tempio shintoista, che viene ricostruito sempre uguale ogni 20 anni. Una tipica figura rappresentata con l’origami è la gru, simbolo di immortalità e purezza. Secondo una leggenda, a chiunque riesca a piegare mille gru sarà esaudito un desiderio e per questo il fatto di realizzare o regalare tante gru create con l’origami può essere paragonato alla tradizione degli ex voto. A tal proposito è molto famosa la commovente vicenda di Sadako Sasaki, ragazzina colpita dalla leucemia a causa delle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima a cui fu esposta. Dal suo letto di ospedale iniziò a piegare gru con tutto ciò che aveva a disposizione, a volte anche con le scatole delle sue medicine, ma purtroppo morì prima di completare tutte e mille le gru. Ancora oggi la ricordiamo e conosciamo la sua storia anche grazie al monumento a lei dedicato nel Parco del Memoriale della Pace di Hiroshima, spesso ricoperto proprio da migliaia di gru colorate.


L'arte zen del Sol Levante

Un’altra forma d’arte tipica del Giappone era l’ukiyo-e, che consisteva in stampe artistiche su carta impresse con matrici di legno. Il disegno era inciso su un blocco di legno, il quale veniva inchiostrato per dare vita alla stampa. Questa forma d’arte era molto diffusa sia per il fatto di non essere molto costosa, sia perché gli appartenenti alle classi più umili erano i principali soggetti delle stampe, insieme alla vita di città.
Tutti avremo visto almeno una volta una rappresentazione della “Grande onda di Kanagawa”, ormai famosa come l’Onda di Hokusai, dal nome dell’artista che la creò. Ecco, anche questa celeberrima opera è stata prodotta con la tecnica dell’ukiyo-e.

L'arte zen del Sol Levante

Prendendo spunto dall’arte dello Shodō (arte della scrittura, ovvero calligrafia), anche il Sumi-e, la pittura giapponese tradizionale usa come strumenti principali inchiostro e acqua.

In questo particolare stile pittorico monocromatico l’elemento base è l’inchiostro di china solidificato, che viene polverizzato per essere poi diluito con acqua e steso col pennello.

I pennelli utilizzati per questa tecnica sono simili a quelli calligrafici, hanno la punta sottile e producono effetti diversi a seconda del materiale che li compone. Chiaramente trattandosi di una tecnica nata diverse centinaia di anni fa, questi pennelli avevano un’origine completamente naturale: il manico era di bambù e le setole di pelo di capra, di bue, di martora, ma anche di coniglio o lupo. Questi ultimi ad esempio producevano un tratto estremamente sottile, mentre i pennelli di pelo di pecora erano in grado di assorbire acqua e inchiostro in grande quantità, permettendo di tracciare mille sfumature da grigio a nero.

Come dicevamo, l’arte giapponese è strettamente legata ai dettami della filosofia zen, e anche la pittura Sumi-e non è da meno: approcciare questa tecnica non è per tutti, in quanto richiede l’immedesimazione col soggetto che si sta dipingendo, oltre alla pazienza e alla disponibilità a mettere in gioco se stessi. È un modo per avvicinarsi alla meditazione, e in un certo senso potremmo definirla come “art-therapy” dal momento che, nelle sue intenzioni originarie, coinvolge completamente corpo e mente di chi dipinge. Il pittore è invitato a concentrarsi sul foglio bianco davanti a sé, svuotando la mente di tutti i pensieri che la affollano. Una volta che si è visualizzato il soggetto da rappresentare, la mano deve essere lasciata libera di andare, ispirata dalla meditazione. Non ci sono schizzi preparatori, né devono esserci ritocchi successivi. Insomma, bisogna essere davvero aperti e desiderosi di sperimentare!

L'arte zen del Sol Levante

La pittura giapponese predilige soggetti naturali, ognuno dei quali porta con sé anche un significato simbolico. Il bambù ad esempio, grande protagonista di molte opere Sumi-e, indica amicizia e longevità, oltre a simboleggiare la stagione invernale. Non può mancare naturalmente il crisantemo, emblema ufficiale del paese del Sol Levante, inserito nello stendardo imperiale e simboleggiante l’autunno. Le orchidee rappresentano la primavera, mentre l’”ume” (pruno asiatico) è il simbolo dell’estate.

Non sarà un lavoro monocromatico, ma senz’altro per il suo tratto leggero, l’improvvisazione del disegno e il soggetto scelto, possiamo dire che l’illustratrice Isabella Sanfilippo si è proprio lasciata ispirare da questi acquerelli giapponesi che ha provato per noi e di cui ci racconta le caratteristiche in questo video:



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